Venerdì 31 Marzo 2017 - ore 18:00 - Caffè Storico Letterario dell'Ussero di Pisa - Ivano Mugnaini e Valeria Serofilli incontrano l'autore Adam Vaccaro con riferimento al volume Seeds, New York 2014 (Raccolta poetica scelta da Alfredo De Palchi per Chelsea Editions, con traduzione e introduzione di Sean Mark) - Home Page di Valeria Serofilli

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Venerdì 31 Marzo 2017 - ore 18:00 - Caffè Storico Letterario dell'Ussero di Pisa - Ivano Mugnaini e Valeria Serofilli incontrano l'autore Adam Vaccaro con riferimento al volume Seeds, New York 2014 (Raccolta poetica scelta da Alfredo De Palchi per Chelsea Editions, con traduzione e introduzione di Sean Mark)

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Adam Vaccaro, Ivano Mugnaini e Valeria Serofilli

TRA ESTERIORITA’ E INTERIORITA’ L’ULISSE DI ADAM VACCARO

NOTA A LETTURA(.pdf) DI VALERIA SEROFILLI A SEEDS (CHELSEA EDITIONS,NEW YORK 2014) DI ADAM VACCARO

“Se Ulisse non può più tornare a Itaca, distrutta nella sua identità migliore da corruzioni e ignoranze indotte dall’ordine-caos dominante, occorre riprendere viaggio e misura con le forme dell’inferno contemporaneo. Inferno – per i più –, frutto di logiche economiche e di un pensiero unico declinato solo in modi diversi a destra e a sinistra.
Ulisse deve allora farsi Enea?, alla ricerca di orizzonti in cui rinnovare un senso e un telos, inattuali e ignoti rispetto al convulso pantano globale attuale? È la materia esperienziale ed espressiva della II parte.
Entrambe le parti vogliono – nonostante tutto – fare dei testi che li compongono un graal di semi offerti a un futuro, per quanto difficile da immaginare, più umano».
Inizio questa mia disanima introduttiva del libro di Vaccaro con le parole dell'autore riportate nel libro e citate, come particolarmente significative, da vari critici, tra cui Giorgio Linguaglossa che le riporta nella rivista on line “L'ombra delle parole”.
Il libro di Vaccaro ha suscitato il mio interesse anche per il riferimento a Ulisse, personaggio fondamentale di tutta la letteratura occidentale, e, su un piano personale, a me particolarmente caro in quanto protagonista di alcuni miei libri recenti, tra cui Vestali (poesia) e Ulisse (racconti) già pubblicato in versione e-book per la Recherche nel 2014.
Ulisse, ancora lui. Un personaggio che si presta a mille letture e a svariate interpretazioni personali. Ogni autore e ogni lettore tendono a identificarsi con lui, a proiettare su di lui il proprio vissuto, notando similitudini e punti convergenti.
L'Ulisse di Vaccaro è una figura a metà strada tra esplorazione e conoscenza, studio della natura umana, spesso complessa e contraddittoria. Sulla nave di Vaccaro Ulisse porta i propri semi, quelli che tende a spandere, per provare a offrirli ad un futuro che, per quanto difficile, possa diventare più umano, per usare le parole dello stesso autore.
Moltissimi sono i testi in cui questa volontà di diffondere una cultura che voglia significare anche miglioramento si manifestano nella pagine di questo libro. Alcuni sono stati citati e altri verranno letti. Lascio al lettore il gusto della scoperta, come un novello Ulisse anch'esso. Tra i tanti esempio possibili mi limito a citare una lirica dal titolo in qualche modo emblematico, “Meta!”, pubblicata a pagina 150 e 151.
Citando la nota critica di Giorgio Linguaglossa, osserviamo che: “ I personaggi di Clitennestra e di Ulisse sono emblematici di questa ricerca della vicinanza alla «cosa», sono colti nella loro problematicità ancestrale, nella loro impossibilità ad addivenire ad una soluzione che non sia il delitto, essi devono restare fedeli a ciò che furono, ai valori di un tempo ormai dissolto, che non esiste più. Per Vaccaro, il loro dolore è ancora il nostro. Sono personaggi «adiacenti» ad un mondo che è scomparso: Tra gli oggetti «adiacenti» c’è l’arte, il cui compito è di ripristinare l’ancestrale e di riportarlo a nuova vita; così Ulisse ritorna, dopo le note peripezie, al focolare domestico.
Linguaglossa conclude che il ritorno è una sconfitta. Nella mia lettura personale della vicenda di Ulisse invece il ritorno rappresenta un nuovo inizio, una rinascita.
C'è nella nota di Linguaglossa una parola importante, sia per il libro Seeds che più in generale per la poetica di Vaccaro, “adiacenti”. Adiacenza è la meta del viaggio di Ulisse, il raggiungimento di un luogo in cui ci si riscopre. Questo si evince anche dai versi della poesia "Il confine":
Dunque tu mi dici che il mondo non finisce qui
che questo è solo un confine
e non una fine
Dammi allora una mano a seguire questo filo
che mi si perde tra le mani
dammi ancora una mano che non mi
faccia perdere tra le tue mani.

Un libro, questo di Adam Vaccaro, che sa abbinare bene il racconto della propria vicenda personale ad uno sguardo più ampio, collettivo. Sa guardare, attraverso la prospettiva e le angolazioni del proprio mondo e della propria terra le immagini, anche crude, del mondo, quello reale, autentico, quello che, attraverso i Semi delle parole ma soprattutto delle azioni possiamo e dobbiamo provare a modificare.

Lo sai che l’acqua era un prodigio
che allevava gli occhi Altrove
Verso un universo atteso
sorridente e muto da sempre
(dalla poesia Acqua).


In conclusione possiamo dire, attingendo stavolta alle parole di Dante Maffia pubblicate ne “La presenza di Erato”, altro nome caro a me e alla mia produzione poetica, come sa chi conosce la mia produzione e i miei punti di riferimento, letterari e mitologici. Maffia sostiene che “Vaccaro è un poeta sanguigno e tuttavia non si è mai abbandonato al dettato interiore senza prima averlo vagliato attraverso le consonanze filosofiche che coltiva da sempre. Egli sembra volerci dire che non può esistere poesia se non corroborata dal pensiero, ovviamente senza funestarlo di teoremi o di ossessioni teoriche. Nella versione inglese Vaccaro guadagna in sintesi, e dimostra che il suo mondo può raggiungere anche emisferi lontani, perché non è mai disgiunto da una carica umana davvero calda e convincente. Sarà l’effetto di quello che lui chiama adiacenze? Sarà quel che vi pare, ma in questo libro possiamo sentire un’ampiezza di dettato e di respiro rari nella poesia italiana odierna troppo spesso legata all’assurdità degli enunciati tout court. Ma sia chiaro, egli non è per nulla lontano dalle consuetudini della quotidianità, soltanto che dopo l’incipit sale verso sfere diverse e cerca approdi nuovi. E ciò, è evidente, lo porta a considerazioni che hanno accensioni inaspettate. Egli viaggia dentro se stesso e fuori di sé senza fare distinzione e così l’io e l’universo si scambiano il fiato, si accapigliano, giocano perfino, per trovare un punto d’arrivo. Naturalmente questi affondi sono possibili perché egli possiede in sommo grado la facoltà dell’intuito, una larga cultura ben digerita e la necessità del canto”.
Concordo con quanto espresso dal poeta e critico calabrese: Vaccaro riesce a non far notare tra il mondo interiore e quello esteriore, tra l'esteriorità e l'interiorità, e questo è quanto mai raro in un mondo poetico spesso caratterizzato da espressioni individualistiche se non addirittura egoistiche e fini a loro stesse.
Vaccaro da sempre prova ad estendere lo sguardo al di là delle mura e dei confini rassicuranti.
Non propone mai soluzioni definitive che possano cambiare in un solo colpo il mondo e il suo destino. Però indica percorsi graduali, di maggiore ascolto verso l'altro, di attenzione verso quei gesti e quelle parole che possono condurre ad un graduale miglioramento nella letteratura cosi come nella vita.


Valeria Serofilli   
    
 Pisa, Caffè Storico Letterario dell'Ussero , 31 marzo 2017



 
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