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Venerdì 17 Maggio 2013 - Valeria Serofilli presenta il volume Il sofà sui binari di Caterina Davinio, con intervento critico di Ivano Mugnaini

Incontri al Caffè dell'Ussero di Pisa > Incontri Letterari 2013
UN VIAGGIO DENTRO SE STESSI

Nota di lettura(.pdf) di Valeria Serofilli al volume Il sofà sui binari (puntoacapo Editrice 2013) di Caterina Davinio.
Si possono barattare la nostra normalità e il lugubre pragmatismo del nostro mondo in cambio di una pazza felicità? - si chiede l’Autrice nella quarta di copertina del volume Il sofà sui binari, quest’anno pubblicato per i tipi di puntoacapo Editrice di Novi Ligure. E si risponde in maniera affermativa, tenendo conto però della necessità di equilibrare razionalità e delirio. Pazzia sì, ma con quel certo compiacimento che solo i pazzi conoscono mentre tracciano la via che percorreranno i savi.
La prima, la razionalità, personificata dal personaggio del manager, uno dei protagonisti principali del volume qui oggi presentato, che cerca di interpretare gli accadimenti secondo la logica e secondo la filosofia della concretezza che gli è propria. Tuttavia le sue certezze saranno messe a repentaglio dall’incontro-scontro con il misterioso alieno: forse un essere reale, forse una proiezione delle sue paure, così come delle sue aspirazioni a modificare le proprie certezze ma anche la routine rassicurante e allo stesso tempo corrosiva che gradualmente divora la sua verve e la sua volontà di vita.
I due termini contrapposti sopracitati, quali razionalità e delirio, sono a mio avviso  
Individuabili nel titolo stesso del volume, in cui si evidenzia il contrasto e l’opposizione tra il metallo del binario, che scorre rigido e deciso, “diritto come le righe” verso una meta, un punto d’arrivo prestabilito, in quanto, per dirla con Seneca, “la vita senza una meta è vagabondaggio” (Lettera a Lucillio, 95, 41).
Dall’altra il morbido sofà, statico, anche se piattaforma di lancio per sogni ed emozioni. Le due personificazioni viventi di questi concetti sono il manager e l’alieno; pur tuttavia non vi è tra di loro una distinzione così rigida, così come abbiamo detto che il sofà è il luogo privilegiato della fantasia ma anche elemento statico e che i binari possono essere intesi come rigidità ma anche immaginifici, in quanto il paesaggio attraversato muta continuamente ed essi possono condurre a mete ambite e sognate. Si vedano al riguardo le pagg. 15-16 del testo:
<<Avanziamo barcollando nel corridoio del vagone. Il convoglio sfreccia con fragore sulla campagna piatta avvolta nella nebbiolina, sballottandoci un po’. - Com’è rumorosa questa carretta – osservo vacillante per il corridoio. L’alieno mi segue – non piangere, mostriciattolo. Non spingo il vagone è proprio tutto vuoto però.
Passiamo nel vagone successivo, e poi in quello ancora dopo. Il treno sembra veramente vuoto, che strano.
Già, pare che siamo gli unici viaggiatori. Non spingere, perdiana ( .… ) >>
Ma treno o non treno il vero viaggio è quello dentro noi stessi, per giungere dove? Alla stazione della nostra meta, con quel distanziamento necessario per giungere alla conoscenza. Per capire che molto spesso quelle verità per raggiungere le quali ci mettiamo in cammino, già le abbiamo davanti agli occhi e non ce ne accorgiamo.
(…) Perché il bello consiste nell’ essere di ritorno da ogni dove senza essere andati da nessuna parte se non dentro se stessi e il proprio animo. Per darsi alla luce, preparando il terreno all’altro viaggio di scoperta che inizia con un piccolo passo: quello in direzione dell’altro>> (da <<Un viaggio dentro>>, racconto breve inedito di Valeria Serofilli)
Valeria Serofilli

Caffè dell’Ussero di Pisa, 17 Maggio 2013



 
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