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La donna e il gatto

Ospiti di Valeria Serofilli
A CACHEMIRE
(Il gatto persiano di casa, n. il 25.09.2015, morto tragicamente investito il 14.02.2018)

Nel cielo oggi ho contato una nuvola in più
bianca non proprio, ma cotonata

Forse sei tu

Certo, non nel momento del ritrovamento
ma in uno dei tuoi balzi perfetti
senza sforzo apparente
frutto di un rapido calcolo costante
dalla mente/ ai tuoi occhi celesti.

Oggi nel cielo una nuvola in più:
l'evolversi di una forma già perfetta
senza cercare religioni strane
in grado di spiegarne le ragioni
se prima eri/ed ora non sei più.

Tua Valeria

DONNAGATTO
Come gatta/ graffio
ma diverso è il tocco
e non con uno scatto/ma più lento

E graffio solo/ se nel cuore ho il solco

Del gatto non ho
la prontezza del  balzo
né  la mollezza sorniona da sofà

ma lasciva m'adagio

mentre anch'io faccio le fusa
e a mio modo chiedo e ringrazio
pur senza strusciarmi al polpaccio

Due mondi uno solo
fino a fondermi:
donnagatto.

Copyright Valeria Serofilli
03/03/2018
Tutti i diritti riservati
Legge sul diritto d'autore (L. 633/1941)

La gatta a quattro code
di Nadia Cavalera

Prima fu Babet, la gabbia a doppio scomparto
il cartellino "sverminati" i gemellini a coppie pezzati
la macchia nera sul muso fregio quasi sfregio per noi pregio
e divenne “1a più bella che c'è",
poi specialista in falene alla cui cattura
intonava per pubblico bando struggenti nenie.
Il giorno dopo prendemmo Bessie la sorellina nera mascherina
scalatrice di tende di nostre membra bende
s'appollaiava beata sulle spalle,
poi padrona dei tetti terrore di pipistrelli e uccelletti
ma dolce e schiva divenne per noi “1a regina".
E quando per più giorni non tornò cercammo ovunque
anche al gattile dove scoprimmo invece nella stessa loro gabbietta
una nera smorfiosetta in osservazione per sospetta lacrimazione
e ci portammo a casa Betta che,
dopo il ritrovamento della smarrita
in soffitta cieca finita, per noi divenne “1a benedetta",
dalle altre però reietta sdegnosa quindi di cassetta
a sigillo spandeva fiorodori nella casa infetta..
Infine tramite figlio venne la little Lilli
manto grigio tigrato musetto di lince un furetto,
a Natale ci regalò il primo bollore
fruIli trilli squilli per noi divenne “1a tutta grilli".
Questa è la mia gatta a quattro code e un solo nome,
plurilinguistica contrazione: Elisabetta mia diletta.

Nadia Cavalera


IL RE DELLA POLTRONA
(Ode al gatto)

Come onda che preme e si ritira
le unghie si nascondono furtive
in morbidezze antiche, umide al tatto.
Lo sguardo birichino si confonde
in guizzi repentini sul cuscino.
Batuffolo ramato un po’ sornione
di passi come nuvole leggere.
La mano che accarezza ti sorprende,
inchina lenta acrobazie piccine.
Lo sai d’essere il re della poltrona
e sorridi di noi, folletti strani.
Chi siamo con le cantilene stanche
a chiamarti con nomi di bambino?
Tu sbirci, senza perdere l’onore,
regale ti compiaci e ti distendi,
le note della sera un po’ indolenti,
malizia arresa sulle ciglia brune.

Copyright Roberta Degl’Innocenti
(Per la festa TUTTI MATTI PER I GATTI (Accademia
Vittorio Alfieri).
Pubblicazione Antologia  Premio Lodi Vecchio 2010
Dal libro: I graffi della Luna, Edizioni Del Leone, 2012
Tutti i diritti riservati
Legge sul diritto d'autore (L. 633/1941)


GATTO FANCIULLO

Un batuffolo bianco, crema di cotone,
Tommy, Gatto Fanciullo, unghie gentili,
quando le ombre della sera bucano
la notte: passo felpato, luce cinerina.
Un cantuccio, una rosa, un brivido arlecchino,
ron ron gigante sopra muso acerbo.
I gatti sognano, muovendo le zampine,
a volte piangono o ridono, come le persone.
Le lacrime dei gatti sono tonde, più grandi
delle altre, sono pure.
Un batuffolo bianco, fiore di memoria,
carezza calda su piuma arcobaleno.
Casta la notte, quando arriva rapida
a stanare i segreti del silenzio.
Un sorriso, uno sguardo, un refolo di vento.
Sei andato via dormendo nel tuo letto,
Gatto Fanciullo, su filo d’aquilone.

Copyright Roberta Degl’Innocenti
La poesia è dedicata a un gatto di nome Tommy
20/08/2005
Tutti i diritti riservati
Legge sul diritto d'autore (L. 633/1941)



Gatto

Sono un dio per te.
Col muso a punta gli occhi semichiusi
adorante mi guardi
accovacciata
non perdi un movimento
nella casa. Con me
tua la cucina, il divano in salotto
il letto, il grande letto
dove la sera
- un balzo e tre passi felpati
ti avvicini guardinga
al mio cuscino.
Tracce di bosco ancora nei tuoi occhi
ma forte il desiderio di carezze.
Al sommesso vibrare di coda e di fusa
fragile come preghiera
sospesa (sorpresa) mi arresto
nel timore di un gesto
sbagliato
per non turbare la tua sicurezza
che dentro il letto c’è davvero un dio.

Annalisa Macchia (marzo 2017)



C'È UN GATTO FRA NOI

C’è un gatto fra noi
tra la  mia coscia e la tua
lungo     bianco     disteso nel letto

quando si muove il suo campanello tintinna
miagola quando ha fame
quando chiede attenzione

ci guarda mentre scende le scale
ci chiama insistente
per farsi aprire le porte

c’è un gatto tra noi
che sa quel che vuole

Nadia Chiaverini


IO E LA MIA GATTA

Osservavo io e la mia gatta,
il crepuscolar del cielo,
sull’affaccio aperto del giorno
coi misteriosi profili affiancati.

Seduta nella sagoma altera
il suo silenzio nel mio confuso,
gli artigli di ambra inguantati
prima delle ruzze quotidiane.

A volte non necessitano parole
ma baffi vibranti e virgole di code
a svelare i miei giochi astuti
e nostalgiche ombre sinuose.

E se il ruvido fusare risuona
nella mia fossetta del giugulo,
si fonde la mano bianca nella bianca zampa
e il mio sguardo s’accende delle stesse sue braci.
Veronica Manghesi

PRESENZA – ASSENZA

In questa notte illune
nera come l’inchiostro
flebile suono incrina
l’arcano sonno.
Pare lamento, richiamo,
velato bisbiglio.
Di serico velluto
passi prudenti e taciti
sfiorano il cuore.
Immagino la tua presenza
dietro il velario del sogno.
seppure gentili
lacerano l’anima le unghie
affilate dell’assenza.  
Poesia inedita
Scritta dopo la morte del mio amato gatto Lino.
Laura Meini


GATTO FANCIULLO

Un batuffolo bianco, crema di cotone,
Tommy, Gatto Fanciullo, unghie gentili,
quando le ombre della sera bucano
la notte: passo felpato, luce cinerina.
Un cantuccio, una rosa, un brivido arlecchino,
ron ron gigante sopra muso acerbo.
I gatti sognano, muovendo le zampine,
a volte piangono o ridono, come le persone.
Le lacrime dei gatti sono tonde, più grandi
delle altre, sono pure.
Un batuffolo bianco, fiore di memoria,
carezza calda su piuma arcobaleno.
Casta la notte, quando arriva rapida
a stanare i segreti del silenzio.
Un sorriso, uno sguardo, un refolo di vento.
Sei andato via dormendo nel tuo letto,
Gatto Fanciullo, su filo d’aquilone.

Copyright Roberta Degl’Innocenti
La poesia è dedicata a un gatto di nome Tommy
20/08/2005
Tutti i diritti riservati
Legge sul diritto d'autore (L. 633/1941)



RITRATTO IN ROSSO

Siede la donna sul divano in broccato,
i tacchi riposano sul pavimento,
rossi, come l’abito che ha indossato,

alti, come la propria persona; lento,
il ticchettio della pioggia accompagna il canto
che la bocca mormora in aliti di vento,

il gatto rosso riposa lì accanto,
la voce lo culla con affetto,
labbra vermiglie si schiudono,  come d’incanto,

offrono un sorriso all’amico prediletto;
la mano accarezza il folto manto,
così soffice, così perfetto!

Il gatto fa le fusa, contento,
si alza la padrona, ravviva il fuoco nel camino,
grazioso e elegante è il suo portamento,

quando la pioggia si attenuerà un pochino,
lo porterà a passeggio, lungo il viale alberato,
già intreccia la chioma con spilli rossi; lontano,

fruscian le chiome dei pini… Il gatto, incantato
osserva la donna e si prepara ad andare:
balza giù dal sofà, allunga il corpo affusolato,

a melodie di vento, inizia a danzare.

Antonella Iacoponi


INTERLUDIO

Il mio gatto guarda
la neve cadere.
Pensa che sia mollica di pane
venuta dal cielo.
Così scende la voglia di te
dalla testa al ventre,
mentre spio
la gente che passa
sotto la finestra.

Claudia Muscolino
da "Carichi Dispersi", ed. Il Poggio 2017



LA MIMOSA E LA ROSA

Due fiori, un simbolo
una donna, il suo gatto.
Ho scelto te
compagno di viaggio.
Tu, come raggio di sole
tra le fusa, calore.
Io rosa di maggio
ti vedo volare e piango.
Tornerai a brillare
nell’eterno ti ritrovo.
Sentirò il tuo profumo
la scia senza ritorno.
Mai triste sarà il ricordo.
Ti mando un bacio
una carezza al tuo manto.
Torna ancora a questa riva
vicina a te mi sento viva.
Tu mimosa, io rosa
un gatto, la sua sposa.

2.2.18 Maria D’Ippolito (Iris) -
Poesia inedita

QUANTE FUSA
Quante fusa
impastate d’affetto
riconosco nelle caviglie
come trasparenti veglie
alla voce del tempo.
C’è stato un silenzio
che abbiamo respirato insieme
tu con le vibrisse accese di vita
io con le mani aperte al mondo.
Facendo rumore con gli occhi
abbiamo portato l’anima al vento
aggrappate alla stessa manciata di luce
con le unghie sporche di terra e destino
convinte di assomigliarci
nello sguardo che sente
e indovina presenze
come echi tra le nuvole,
gatte innamorate del sole.

Michela Zanarella (Presidente A.P.S. "Le Ragunanze")
Extraordinary Ambassador for Naji Naaman’s Foundation for Gratis Culture


LA DONNA, IL GATTO E LA SERA

Gatto è il corso del mistero condiviso,
dialogo scelto, concepito da altri sensi,
nato a coprire la distanza su visioni
di cui t’insegna a non rompere l’incanto.
Nelle  sue membra
Si contempla un rapimento,
chiama remoto, custodisce spazi sacri,
è specchio lungo il vaticinio dei suoi occhi
in cui sorprende l’urto dell’istinto.
Negli alfabeti distanti del suo manto
Vive guizzi liberi di fiera,
scatti abili, sapienti della sfida
gioco perfetto di caccia, morte e quiete.
Gatto racconta la memoria inesplorata
Rito di baffi, presagio oltre la soglia,
figlio di un dio felice è il suo respiro
sopra le molte vite che attraversa.
Ma le nature altre sono il fine
Lungo la luna attenta del suo corpo:
silenziosa è la sua sagoma perfetta
con cui attendo, il suono, calmo, della sera.
                                            Chiara Miryam Novelli


GATTI
Niente è più bello
di queste creature
dal passo di luna/silenzioso
dagli occhi di stelle la notte

Io mi specchio nelle tue pupille
globi iridescenti
di sapienza antica
dono per me di notturno cielo

E il tuo piccolo corpo
profumato di cenere e bosco
racconta armonie
- sorride in te il Creatore

C'è arte
e bellezza
in te
mio piccolo amico

Ti doni disinvolto
nei giochi e nel sonno
poi diventi una sfinge
fatato mistero

Custodisce la casa
il tuo sguardo attento
nessun angolo per te
è troppo nascosto

Sparisci se vuoi
e invano ti cerco
ritorni e mi doni
la tua grazia di nuovo

C'è qualcosa di etereo
un sogno lontano
in ogni tuo atto
mio piccolo amico

E non ti cambierei
con nient'altro al mondo
fai la guardia ai miei sogni
ti muovi felpato

Tiepido e morbido
ti stringi al mio fianco
non c'è ipocrisia
nel tuo sguardo diretto

E nel tuo giocare
anche da vecchio
insegni che il saggio
è sempre bambino


C'è qualcosa di eterno
un mistero arcano
in ogni tua posa
mio piccolo amico
Vivetta Valacca


RISVEGLIO

Con un balzo, il gatto atterrò sul davanzale della finestra. I suoi magnetici occhi s'incollarono al vetro, e cominciarono a scrutare all'interno della stanza.
Simili a due torce elettriche entrarono nell'ambiente buio iniziando a rovistare ogni angolo.
In quella stanza, il passaggio della luce del sole, era ostacolato dalle pesanti tende di lino bianco, ricamate a mano da Rosa, in tempi non sospetti, ed in parte dagli arbusti secchi che si aggrappavano all'intonaco esterno: Appartenenti ad una bellissima pianta di glicine, dai fiori viola e, dal profumo penetrante, adesso, ridotta ad un ammasso di scheletriti rami secchi.
Anche gli occhi di Rosa, una volta erano stati del colore del glicine, ma poi il tempo li aveva scoloriti.
Nonostante le tende fossero tirate ai lati della finestra: la superficie a vetro rimasta libera, era minuscola, ma, sufficiente, a soddisfare la curiosità dell'animale.
Rosa, come fosse stata evocata dal felino fece la sua apparizione nella stanza. Portava con sé appoggiata ai palmi delle mani congiunte a mo' di vassoio, la consueta ciotola di latte. In quel momento assomigliava ad una geisha che serve il sachè.
La sua piccola mano aprì, uno spiraglio di finestra e appoggiò con l'altra, la ciotola sbeccata sul davanzale, accanto al gatto.
Si sedette sulla sedia impagliata e si mise ad osservare attraverso il vetro l’animale.
Esso leccava il liquido bianco con eleganza e aria di sufficienza, senza un briciolo di riconoscenza, come se quel cibo, fosse lui dovuto. Ogni qualvolta che quegli occhi verdi incontravano quelli di Rosa, lei abbassava lo sguardo.
Soggezione e attrazione, si confrontavano e si scontravano. Senza dubbio quell'animale era riuscito a destarle sensazioni sopite da tempo.
Come tutte le altre mattine, attese che il gatto avesse terminato il latte, per ritirare la ciotola.
Questa volta però, lui, riuscì a farsi largo e catapultarsi sul pavimento, della cucina.
Questo gesto, sorprese Rosa che vacillò, la ciotola cadde a terra e si ruppe.
L'animale, intanto si era aggrappato alle tende con gli unghioli impigliati nella trama della stoffa, si dibatteva per uscirne.
La donna, raccolse i cocci e, li gettò nella pattumiera.
Lui, riuscì a liberarsi, a scapito purtroppo della povera tenda che, rimase lacerata in diversi punti del tessuto.
Poi con un salto deciso, balzò sul divano liberty. “Chissà per quanto tempo aveva agognato di raggiungere quella postazione” Emise un miagolio soddisfatto, quindi socchiuse gli occhi e diresse lo sguardo sornione verso Rosa.
Gli occhi scoloriti della donna,indugiarono in quelle fessure verdi, mentre le sue gambe malferme, mossero alcuni incerti passi, verso il divano, dove la bestiola, stava comodamente adagiata.
Lo sguardo del gatto inviava a quello di Rosa, segnali invitanti, messaggi suadenti, tanto che l'anziana signora ne rimase attratta e, fece la cosa più insolita, che mai si sarebbe aspettata: si sedette vicino a lui, nonostante il suo piccolo corpo fosse scosso da un lieve tremolio.
Poi, la sua mano piccola e morbida, si mosse, in direzione dell'animale: una, due, più volte per poi subito, ritirarsi, fino a che, il suo palmo bianco e freddo, incontrò la superficie calda e liscia del manto fulvo del gatto. Le dita, assorbirono il tepore e la leggera vibrazione di quel ronfare.
Rosa a quel punto cessò di tremare e ascoltò dentro di sé farsi spazio ad un movimento impercettibile, un leggero formicolio, forse una specie di solletico: che diventò musica !
Fece un bel respiro, si sentì come un ruscello secco che torna a scorrere nel proprio letto.
Qualcosa di antico ed immoto, nella sua anima riprese a fluire.
Guardò il gatto, accanto a lei che si era appisolato.
Si alzò ed andò a spalancare la finestra, si affacciò e fra quell'intrico di rami ormai secchi, notò un giovane virgulto, di un tenero verde, cercare il sole. Sorrise.
L'indomani avrebbe chiamato il giardiniere a potare la pianta.
Il gatto, acciambellato sul divano, dormiva sornione, ma nello stesso tempo, riusciva a captare i movimenti ed i pensieri di Rosa e, anche ad ascoltare la flebile voce della fogliolina invocare il sole.
L'animale, si stirò ancora e, decise di staccare per un momento la spina del suo sesto senso. Giusto il tempo per farsi una dormita: "Proprio di quelle come si deve, in fondo se lo era meritato!"

Serenella Menichetti


 
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