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Fedro rivisitato (Poesia)

Le Opere > Fedro rivisitato (Poesia)

“… le sue reinvenzioni di Fedro sono molto argute e persuasive: mi congratulo con Lei per un risultato tanto intelligente e originale…”

Giorgio Bárberi Squarotti


“Fedro rivisitato di Valeria Serofilli presenta innanzi tutto un interesse metricologico in quanto tenta con successo di rendere le cadenze del senario giambico in una scansione ritmica tutta sua.
La rivisitazione, dal punto di vista della traduzione, è ‘complementare’ ai testi originali.
Nella favolistica Fedro non aveva radici romane, in quanto si riteneva che la favola fosse una specie inferiore di satira.
La Serofilli compie un’operazione singolare sia rispetto a Fedro sia al modello esopico: unisce l’elemento moralistico all’ironia, alla satira, convergendo e divergendo dai presupposti fedriani. Assume per altro l’umanità delle metafore e delle iperboli.
Mi sembra un lavoro attento che ha caratteristiche proprie nella sua rivisitazione.”

Maria Grazia Lenisa, risvolto di copertina

In copertina: Fedro rivisitato, olio su carta, 20x16 cm di Milena Moriani
L’artista vive e lavora ad Asciano, in provincia di Pisa. E’ membro del National Museum of Woman in the Arts. La sua pittura difficilmente imbrigliabile in una limitata definizione, si muove dal figurativo al disfacimento astratto che ancora mostra dei segni riconoscibili dell’esistenza delle cose.


Una rivisitazione intelligente e arguta

Il mondo delle favole a cui Valeria Serofilli si è dedicata (per un simpatico gioco letterario) muove da radici incerte, da origini nebulose, da attribuzioni varie e anche da continui probabili rifacimenti. Mi pare giusto però confermare – come Maria Grazia Lenisa ha scritto - che la Serofilli è stata capace di unire “l’elemento moralistico all’ironia e alla satira”, come spesso accade ogni volta che un autore intelligente tenda a comunicare un messaggio ironico senza voler annoiare e moraleggiare. Purtroppo certi autori sacrificano talvolta sull’altare della morale anche la leggerezza della poesia e ciò implica quasi sempre una caduta di stile e di gradevolezza formale.
Le “rivisitazioni” di Fedro elaborate dalla Serofilli (che Bárberi Squarotti ha definito “argute e persuasive”) non si allontanano mai dallo spirito degli originali e tendono a fondere i vari momenti in una scrittura che sembra essere alimentata dall’urgenza di una verità dichiarata e collocata tra l’etica e la giustizia. In genere gli antichi autori di favole e satire avevano alle spalle esistenze da schiavi e da liberti, e tale non felice condizione della vita costringeva a raccontare l’aneddoto salvatore, la ribellione liberante espressa bonariamente anche per celare la crudeltà della situazione.
La Serofilli si è posta in modo quasi marginale in rapporto ai testi originali e ha dato al suo lavoro di rivisitazione della scansioni scherzose di notevole vivacità letteraria. Un latinista potrebbe approfondire tematiche, livelli di traduzione e riferimenti storici più precisi: a me solo il compito di cogliere lo spirito arguto e letterariamente simpatico di queste fresche divagazioni poetiche. Il prologo stesso precisa come i senari si siano disciolti in versi liberi, come la “prudenza” debba essere consigliata ai troppo furbi e come l’invito sia rivolto ai lettori affinchè con compiacenza sappiano stare al gioco della fantasia.
Simbolo esemplare di tutto il volumetto è la prima favola del primo libro di Fedro: quasi più che dal contenuto emerge dallo spirito della favola stessa un moraleggiare punitivo verso chi solleva il pretesto di un’acqua impossibilmente inquinata: “l’accusa cala ingiusta” verso l’agnello innocente e la favola si chiude con l’oppressione malvagia, tra l’altro assai adatta alla ferocia dei tempi attuali: “superior stabat lupus” e “superior” è rimasto chi vuole trovare anche oggi pretesto di litigio!
Così il rifiuto dell’uva definita acerba perché troppo alta, dove l’irrangiungibilità è espressa con la trovata del verbo “franare” come se la disdetta specifica cadesse sulla volpe come un’offesa terribile: la morale in “quell’ammetti il limite” ha un antico sapore socratico! Gli inviti - moraleggianti e satirici insieme – si susseguono con fresca scrittura nei versi liberi della Serofilli: l’invito a “non risucchiare il fiume dal suo letto”; l’invito a non provocare la cicogna a “rendere pan per focaccia”; l’invito a non incitare la rana a scoppiare per diventare grande come il bue; l’invito a non fare come la cornacchia che indossa le penne del pavone; l’invito a non compiacersi come il corvo nell’essere lodato e far così cadere il cibo: tutti “inviti” che potremmo continuare all’infinito nell’analisi dei testi della Serofilli, la quale fa corrispondere ad ogni favola l’esaltazione dell’astuzia e anche l’umiliazione del più debole, quasi Fedro non avesse inciso a sufficienza sulla malvagità degli uomini: ora è la prepotenza ad imporsi e ora l’egoismo spietato; ora la vendetta dichiarata o l’eccesso di presunzione. Un’etica dichiarata a gran voce fa capolino da ogni pagina.
I versi rispettano liberamente i ritmi offerti dalle immagini più che dalle sequenze sonore, e talvolta il tono scherzoso prende il sopravvento con brio e lucidità: “Chi troppo vuole / e vuol roba d’altri … / prenda a monito / per se stesso / che ad ingordigia / s’aggiunge / l’esser fesso!”; oppure: “Così lui cala mentre lei s’arrampica: / delle corna di questo fa scala alta / e alla morte scampa”; oppure: “Quale più gradita ricompensa / per la gru dal lungo collo / dell’aver ancor la testa / dopo aver al lupo tolto / dall’ingorda gola l’osso?”; oppure: “il più crudele degli affanni / ricordarsi è / dei felici anni!”.
Si tratta di divagazioni poetiche che tolgono alle pagine di Fedro l’ultima eventuale pesantezza descrittiva, insinuando un soffio di allegra poesia tra le righe spesso troppo moralistiche del poeta latino: traspare una tendenza al gioco lirico che finirà per illuminare in futuro – ce lo auguriamo – tutta la poesia della Serofilli. E’ già viva in lei la visione di un mondo da recuperare sul piano della trasfigurazione più segreta e il tempo agirà su un piano di problematizzazione più acuta e sofferta: i problemi si imporranno per urgenza di analisi e ricerca di approfondimenti esistenziali. La descrizione lirica dovrà portare il pensiero a non smarrirsi nell’altrove ma a meditare su se stesso e a rapportarsi di continuo ad una realtà di situazioni da trasfigurarsi in simboli e messaggi. Mi pare che questo volumetto ci consenta già di penetrare nel mondo lirico e ricco della Serofilli.
DINO CARLESI
Prefazione al volume

Gradiva, Number 29 - Spring 2006
International Journal of Italian Poetry
Rivista Internazionale di Poesia Italiana

Rassegna di Poesia a cura di Luigi Fontanella e Plinio Perilli

In un giuoco letterario fine e variegato la Serofilli, docente, saggista e poeta, originaria di Parma, affronta Fedro sia dal punto di vista contenutistico sia in quello prettamente formale, attraverso una rivisitazione che ho trovato intelligente e accattivante. E le sue reinvenzioni, come ha rilevato Bárberi Squarotti, sono davvero argute e persuasive. Molto bella l'illustrazione della copertina, tratta da un dipinto di Milena Moriani. Ottima nota introduttiva di Dino Carlesi.

LUIGI FONTANELLA


 
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