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Nel senso del verso - Nuovo volume

Le Opere > Nel senso del verso - Nuovo volume (Poesia)
A mia madre












La volta che mi sorpresi a sfogliarmi
Il nero il bianco lo spazio i miei intervalli
bilicante rimasi sugli spalti
se continuare o se
incerta / fermarmi

la consapevolezza solo più tardi.

III Edizione del Premio Letterario Internazionale "Gaetano Cingari"
Nel senso del verso - Nuovo volume
di Valeria Serofilli
Opera 1° classificata

Motivazione a cura di Stefano Mangione

E' la poesia che racconta e si racconta, in questa nuova silloge di Valeria Serofilli, che penetra, percorre e spiega altri versi ed altri poeti, ma non per riproporli, sì per creare altra nuova, autentica poesia, per spiegarne il mistero, la molteplicità, la conformazione a spirale, come dell'universo, per sancirne l'impossibilità del limite.
Il viaggio è ovviamente tutto nell'uomo, ne giustifica l'azione, spiega il mondo, dà senso ai luoghi, rende ragione al pensiero e alla fantasia, ridipinge la natura, fa del verso e della parola frescure d'acque, cieli sereni o tempestosi, fiumi che hanno sensi e dinamiche quasi umane, riflessioni e pensieri propri; paesaggi e territori esteriori, ma anche interiori dell'uomo.
La natura è il luogo privilegiato, ove tutto confluisce. Non una natura oleografica o paesaggistica, ma il luogo ove tutto accade e si rivela, che è sede e sostanza dell'uomo, cui attribuisce i propri fermenti e l'energia, la vis creativa, che sembrano e sono anche nelle città, negli edifici, nelle piazze, nei ponti, sottratti al silenzio sì, che sembrano raccontare la propria storia e ritessere eventi, nascosti nei meandri del tempo. La poesia, a volte, sembra contaminarsi, restringersi, quando il pensiero, la costringe a riflettere, anche su se stessa, ma è per preludere a un definitivo momento liberatorio, quando la poesia, poeta ed uomo, coincidono, nella sintesi che si opera tra intelletto e sentimento, fantasia e ragione, il cui centro è l'amore, universale e particolare, quello che talvolta ascende a sfere superne, ma che in generale, densamente e diffusamente, è quello dei sensi, che ha come fuoco centrale la bellezza e la soddisfazione dell'eros. Ed è ora che la poesia, pur se prima ha raggiunto notevoli livelli, esprime il proprio vertice: significante e significato coincidono perfettamente, così come lettera e spirito, la musicalità si fonde con il ritmo interno, che è quello del poeta e dell'uomo. Il dettato si snoda senza empasse o forzature, e la stessa poesia appare sempre nuova ed originale, pur recuperando modi e moduli della tradizione, come un ruscello a primavera, e ad ogni primavera, la cui acqua ha la freschezza e il ritmo della vita e non mai invecchia, perché è sempre la stessa fonte che la genera. Come la poesia di Valeria Serofilli.


Gent. ma poetessa,
ho letto i testi delle sue poesie che ho trovato interessanti.
In primo luogo, noto una consapevolezza delle tecniche di scrittura poetica, fatto assai raro nel panorama odierno. La cultura e l'esercizio sono diventati strumenti di espressione e di ampiezza di pensiero.
Quindi ho ammirato la scelta di parole "forti", incarnate, aderenti alla matericità dell'esistente: "Libro di carne / mi scrivi e mi leggi / mentre mi cerchi e ti perdi". Anche il desiderio dannunziano di assaporare il reale "a morsi", si rivela come la luce di un rapporto totale con la vita, il cui tramite si configura come parola poetica. I testi, pertanto, sbocciano da "furti" (la cleptomania) di abbagli che indagano con il vigore dei cinque sensi quel flusso incessante del divenire che sconvolge l'identità del mondo.
La sezione "Quadro" può essere assunta come emblema dell'intuizione steineriana, secondo cui i veri critici degli artisti sono i poeti.
Giuliano Ladolfi





(...)
Ho trovato in Nel senso del verso - Nuovo volume un continuo svelamento della tua visione della poesia e del senso dell'essere poeta, oggi.
La tua, una visione nitida, di poesia come "sacrificio funzionale alla rinascita" che racchiude insieme ossessione e struggimento, tormento e metamorfosi, perfino una "sfida nel dislessico" che rivela l'urto con l'indicibile, nostra eterna condanna. Condivido appieno questa visione e apprezzo molto anche il tuo accurato studio del ritmo e della forma (bellissimi endecasillabi di molti incipit), raro nelle scritture poetiche di oggi. Densissimo il testo Van Gogh - Autoritratto!

In Chiedo i cerchi (per me sono quelli del dialogo e dello scambio solidale umano) sembra farsi più insistente il ricorso alla rima e l'uso naturale dell'ironia. Particolarmente felice è l'andamento breve e denso, perfino aforismatico (stupenda Organetto), da scolpire Riflesso dove "chiedi i cerchi a te parola". -Appunto -Siamo in grandissima empatia. E, come felicemente intuisco, ti sento, come me, "eliotiana" perchè ti piace fondere tradizione e classicità in un immaginario vitale, intriso dell'inquietudine dell'oggi. Sempre indicando l'ultima dignità della parola.
(...)
Annamaria Ferramosca


Roma, 21 Ottobre 2009



 
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