Sabato 29 Novembre 2003 - Pisa - Sala Congressi Hotel Repubbliche Marinare - Opus: L'arte di Kaoru & Jun Kobayashi - Home Page di Valeria Serofilli

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Sabato 29 Novembre 2003 - Pisa - Sala Congressi Hotel Repubbliche Marinare - Opus: L'arte di Kaoru & Jun Kobayashi

Iniziative Culturali
Intervento critico su Opus di Kaoru & Jun, curato in occasione dell'evento del 29 Novembre 2003 presso la Sala Congressi dell'Hotel Repubbliche Marinare a Pisa.  

<<L'opera lirica è un posto dove un uomo viene pugnalato e, invece di morire, canta>>. (Leopold Fechtner)

E' con vero piacere che prendo parte a questa serata che ci vede immersi nel mondo dell'opera lirica e della poesia, un mondo irreale, in cui accadono le cose più impensabili. Un universo completo, che forse è persino più completo di quello in cui viviamo perché le vite, le storie, le vicende sono immerse in uno spazio reale a tre dimensioni, dove la musica, quando c'è, rappresenta la 4°. Nel caso di Kaoru la musica è assente. Volutamente. Perché Kaoru ne avverte l'inadeguatezza nell'accompagnare le infinite modulazioni della sua voce.
Io sono una scrittrice, un poeta, e si dice che i poeti non muoiono perché vivono nelle loro opere e restano nei cuori di chi li legge. Se poi le parole vengono rivestite di quell'incantamento che solo danza e canto sanno dare, vibreranno e si espanderanno ancora di più, infondendo serenità e giungendo direttamente al cuore di chi le ascolta.
I poeti e gli artisti in genere, sono infatti dei dispensatori di libertà, felicità ed equilibrio.
E la serenità che questa sera vogliamo comunicare ai presenti intende essere il nostro piccolo contributo in un momento di crisi quale quell'attuale.
Pavese sostiene che dall'amore per la propria terra derivi l'amore per la propria Patria.
Noi poeti abbiamo una patria dell'anima a volte diversa da quella nativa. E con Kaoru per comprendersi non c'è stato bisogno di parlare la stessa lingua perché il vero artista crea poi comprende, superando la barriera del linguaggio e giungendo direttamente al cuore perché la lingua dell'arte è unica, una sola nel senso latino del termine. E' sul terreno del profondamente sentito e dell'intensamente vissuto che Kaoru ed io, una cantante lirica orientale ed una scrittrice toscana, hanno potuto trovare un punto di contatto che si è rivelato fertile elargendo ad entrambe il prezioso esito dell'interpretazione lirica da parte di Kaoru di alcune mie poesie.

In OPUS di Kaoru & Jun si ritrovano i concetti chiave alla base della tradizione lirica giapponese, tra cui quello speciale pathos delle cose che si manifesta in certi aspetti dolci e amari dell'esperienza (una fioritura, una sfioritura, una mattina di primavera, una sera d'autunno) e lo yugen, il senso del mistero, della profondità arcana e insondabile della vita.
Nei testi di Kaoru & Jun, sia nell'autobiografia che nei testi delle canzoni, emerge una sensibilità di origine shintoista, capace di sentire il divino ovunque, che s'incontra con la profonda consapevolezza della fragilità delle cose.
Mi sovviene l'assoluta freschezza, le impalpabili delicatezze e la struggente mistica qualità di visione dell'haiku, in cui le occasioni, anche più semplici della vita, tornano intatte e insieme trasfigurate al fuoco puro della bellezza.
Il riallacciarsi alle forme metriche tradizionali del tanka e dell'haiku conferma l'irrinunciabile esigenza giapponese di non perdere mai il contatto con le proprie radici, canto e danza vissuti come esperienza totalizzante in quanto fisica, psicofisica e interiore, in un connubio di concentrazione e di abbandono. Guardando Jun vado col pensiero al linguaggio teatrale, a metà tra la danza e il dramma silenzioso, dell'artista orientale Kazuo Ohno (pr. Casu ono) padre della nuova danza giapponese, pioniere del Butoh (pr. Butò).
Anche a lui le definizioni troppo rigide vanno strette: è infatti un mimo e insieme un danzatore. Definizione che si attaglia anche a Jun per il quale la sfera di competenza specifica è rivolta più prettamente a quella della danza anziché della mimica. Jun & Kaoru hanno interpretato alcune mie poesie tra cui “Eclisse” e “San Paolino”.
La messa in musica di “Eclisse” da parte di Kaoru mi ha commossa in quanto si tratta di una poesia a cui sono particolarmente legata perché è dall'eclisse di sole del '99 che ho iniziato a scrivere poesie.
Kaoru & Jun hanno compreso subito il testo. Forse perché per le civiltà orientali l'eclisse rappresenta la morte dell'astro in quanto segna una scomparsa, un occultamento da parte dello yin (femminile e oscuro) sullo yang (maschile e luminoso) che muore divorato.
E Kaoru & Jun più che la lotta, hanno giustamente messo in evidenza e interpretato la fusione: fusione amorosa che conduce all'annientamento di se stessi nel momento in cui il sole si fa anche luna.
Per questa coppia di artisti orientali ho composto la lirica "Ave Maria" da loro interpretata in Giappone nella Cattedrale di Tokio in occasione della festa religiosa dell'Assunta.

Ave Maria

Rallegrati!¹

Di sommo Amore
infiammati / oh Tutta Santa.
Tu Donna e Mamma
sorridi serena
e fai corolla
delle spine in corona
e rosari di catena.

Tuo Unico Figlio al nostro riscatto:
il più grande dono per il nostro perdono!

Tu Principessa
Grande Signora
tu sei benedetta
ché nelle tue mani
la vita germoglia,
il nostro domani.
E vita ci dai
donando tuo Figlio.

Tuo Unico Figlio al nostro riscatto:

il più grande dono per il nostro perdono!
Piangerai
Vergine Immacolata
perché donna ideale
e insieme reale.
Nel tuo dolce volto
la Suprema Immagine
si rispecchia e fonde
a serena santità infondere.
Tuo Unico Figlio al nostro riscatto:
il più grande dono per il nostro perdono!

1. "Ave" è la traduzione del greco chaire ("rallegrati").
Valeria Serofilli
Pisa, 29 Novembre 2003


 
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