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Dante Maffia: Chiedo i cerchi di Valeria Serofilli

Chiedo i cerchi

Apparso su Polimnia, Trimestrale di Poesia Italiana
a. V, n. 17 - 18, gennaio-giugno 2009

La prima cosa che appare evidente nella poesia di Valeria Serofilli è la musica, una musica scandita con forza e con ritmo frenetico, resa con immagini calibrate e ariose, con una forza che trascina e rende le parole una danza affascinante e piacevole, un turbinio di scintille dentro cui ci si ritrova a proprio agio. Poi appare chiaro l'altro aspetto, quello direi filosofico. In questa poesia c'è infatti un pensiero che circola e si fa sostanza corposa dei versi, una visione della vita che ha precise regole e punta a definire una identità a cui fare riferimento. Infine il discorso che si muove circolarmente su se stesso, di esegesi interna alla poesia stessa, come avrebbe detto Giuseppe Pontiggia. Tutti questi elementi danno l'idea di una corposità espressiva che tuttavia non diventa mai pesante, anzi ha tratti di eleganza e di scioltezza che ammiccano e danno la possibilità di confrontarsi e di dialogare.
Nel secondo Novecento c'è stato un libro fondamentale per tutti, una vera e propria svolta nella poesia, il libro di Mario Luzi intitolato
Su fondamenti invisibili. La Serofilli lo tiene presente, come avvisa Ivano Mugnaini nella postfazione, e tiene presente anche la lezione montaliana, ma avvisa anche che la poetessa sa, a un certo punto, liberarsi dei fantasmi e delle appropriazioni che l'hanno affascinata e trovare una sua strada, il punto di dolcezza e di assuefazione al proprio mondo. Infatti molti testi hanno un variare di tinte e di toni che portano oltre i confini dei riferimenti, anche se è lei stessa a insistere sulle affinità, sulle scelte, sugli amori che la rendono più ricca e più pronta a salpare nell'avventura umana della parola: "Sul lembo più alto del tetto / s'adagia un raggio di sole: / il merlo col giallo del becco / becchetta un mondo migliore". È soltanto un esempio della dolcezza di questa poetessa che sa tessere tele raffinate di sensazioni e sa offrirle come doni ineguagliabili, ma non si pensi che tutto ciò avvenga con facilità e senza un lavoro assiduo. Maria Grazia Lenisa ha messo in evidenza la perizia metrica della Serofilli e in effetti bisogna soffermarsi su questa qualità per capire fino in fondo che ella non improvvisa e non resta in superficie, ma è attenta a ogni sfumatura, a ogni sussulto, e che qualche concessione alle ultime avanguardie è fatta per mutuare da esse il senso delle innovazioni e la tensione verso il futuro: "Ma quale fugace fuga e fuggitiva / si prescrive nel flusso che furtivo / ci consuma? / Consunti di solerte dinamismo / consenzienti impacchi di mistero in attesa / d'incudini a recidere (il niente o il meno vero)".

Dante Maffia


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