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Ospiti di Valeria Serofilli
Da Varia e libera Musa, silloge inedita
Varia e libera Musa
C'eri una volta - e c'eri sempre stata -
per ognuno Tu Musa quotidiana:
dalla culla col canto della mamma
all'epitaffio sulla pietra fredda,
presente verso d'ogni circostanza.
Talora seme per feconda mente,
spesso di popolo pungente aceto,
un giorno amante lirica struggente,
un altro paladina a libertą
sempre a narrar, sempre a narrar avvezza.
Sono cent'anni tondi
che l'habitat del verso s'č ridotto
a introspezione muta,
la cetra appesa ad alberi piangenti
il cembalo finito chissą dove:
ritmo, rima non pił. E fermo il piede.
Ti voglion triste ormai
in grigi sai informi
sospirosa, anzi quasi spirando,
in ermetiche stanze lamentosa
i poeti nefasti
d' una corda soltanto!
Sciogli la chioma ancora,
le labbra ad ogni idioma e lingua schiudi
e libera la veste
al passo sia celeste sia terreno
lento o veloce, molle o marziale
e casto e passionale
Ti rivogliamo accanto
varia e libera Musa
a dare un verso - e un senso -
a Quotidiana Vita.
VII/2008
Caffeinica Musa
Caffeinica Musa,
che mi tieni con gli occhi spalancati!
Per ogni notte bianca che mi stampi
Ti prometto una pena,
un tormento che valga espiazione.
Non il verso sarą la mia vendetta
- impari volgerebbe la tenzone -
ma sulle labbra baci, baci e baci:
le labbra dell'effabile e del canto
e labbra pił recondite
che solo Amore schiude.
VI/2008
Dov'č la Musa?
Siccome son poeta scarcinato
cerco di da' la 'orpa a chicchessia
per ogni verso ch'un nasce garbato
e smoccolo la Musa avara e ria.
Un giorno s'č arrabbiata e m'ha gridato:
"Da tempo 'un servo pił la Poesia,
alla Pubblicitą dono l'afflato
e pił che Veritą ... rende Bugia".
D'allora mi son quindi persuaso:
la Musa gratis 'un lavora pił
e certo Tu 'un la trovi sur Parnaso.
Ma se la voi chiamą proprio vaggił
cor numero di Visa fai 'r travaso
e cercala sul sito VUVVUVVU'.
Ir sogno poetio
(ancora contro e poeti tristi, ermetici e crepuscolari)
Ier sera ho fatto tardi cor sonetto
e m'č cascato 'r lapisse sur foglio
cosģ ch' ho fatt' un sogno 'n dialetto:
io, me stesso, che la Musa spoglio.
Erato, proprio lei dentr'ar mi letto
d'alloro 'ncoronata e caprifoglio
tutta votata sol'ar mi diletto,
che risvegliammi dopo guasi 'un voglio.
Son galantomo e 'un do partiolari,
solo 'na 'osa posso raccontą:
mentre rinfila tunia e carzari
tira 'n bacio e mi vor rassiurą:
a tristi, ermetici, crepuscolari -
tranquillo- la tu Musa 'un gnela da.
X/2005
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