Mughetti per la signora - Home Page di Valeria Serofilli

Cerca
Vai ai contenuti

Menu principale:

Mughetti per la signora

Renata Giambene
Mughetti per la signora di Renata Giambene
di Neria De Giovanni

Diceva Borges che un libro può anche essere considerato un capolavoro ma se dopo la prima pagina non ti fa venire la voglia di continuare nella lettura, allora ha fallito il compito principale della scrittura. Che è, appunto, quello di rendere piacevole la lettura.
Non soltanto piacevole, ma interessante, intrigante per struttura, trama e stile, è senz'altro l'ultimo libro di Renata Giambene, Mughetti per la signora (Tacchi editore, Pisa, collana L'Astrolabio).
Borges avrebbe avuto piacere di perdersi nell'atmosfera francese che si respira da queste fitte righe di racconto...
Che di racconto si tratta, non di versi essendo Renata Giambene fortunatissima autrice di molte sillogi poetiche anche di recente pubblicazione. Ma la penna versatile della scrittrice toscana ha più volte frequentato anche il romanzo, ottenendo per ben due volte il premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la sua narrativa. Dopo i racconti di Pascolo d'ombre ed il romanzo Quei Tali, oggi con Mughetti per la signora Renata Giambene affronta ancora la prosa proponendo una trama da suspence con ingredienti narrativi vari e ben dosati.
Difficile parlare di questo libro senza accennare all'intreccio. Ma ancora più difficile rendere con parola l'interessante trama, la drammatica vicenda di Helene Riviere senza contravvenire alla prima raccomandazione per un critico: non svelare il finale del romanzo, soprattutto se questo si colora di giallo con due assassini ed un commissario nell'atto di cercare i colpevoli!
Da dove cominciare? Mughetti per la signora lo si può leggere come un romanzo giallo e lo consiglio caldamente a chi ama questo genere di scrittura perché nel romanzo della Giambene tutte le tessere del delicato mosaico investigativo sono al posto giusto. La letteratura italiana non ha molte scrittrici dedite a questo genere. Non ci sono da noi stupende signore del giallo come nel mondo anglosassone: come non ricordare a questo proposito Agatha Cristie?
La Tartaruga nera è una collana di racconti a suspence inaugurata qualche anno fa dall'omonima casa editrice milanese, soltanto Silvana La Spina, autrice siciliana con Morte a Palermo, compare nel lungo elenco tra i nomi inglesi e statunitensi ben più numerosi.
Così Renata Giambene si muove in un terreno dove ha pochi modelli italiani, dove la sua bravura di scrittura si nota ancor di più attraverso l'invenzione dei personaggi, delle situazioni, della struttura temporale.
Allora: siamo in Francia, l'azione si svolge tra la villa in campagna di Verneuil e Parigi dove abita il commissario Louis Depierre. Non so se Renata Giambene fosse stata in Francia prima di scrivere questo romanzo: comunque è riuscita a ricostruire le atmosfere ed i colori di quella terra in modo veramente eccezionale. Parigi si dipana davanti agli occhi del lettore che ne segue piazze, vie, accompagnando la figlia del commissario o il fidato agente che aiuta nelle indagini. Sicuramente qualcuno farà per questo Mughetti per la signora il nome di George Simenon: stesso ambiente tra città e campagna francese, il Commissario affiancato da un fido collaboratore, la moglie, italiana, che attende il suo uomo con una pazienza pari a quella dimostrata dalla moglie dell'indimenticabile Commissario Maigret!
Non voglio istituire paragoni e paralleli, ma certo con questo romanzo la Giambene si pone alla pari dei grandi della letteratura giallistica europea.
Ma non c'è soltanto l'assassinio della bella Helene e della non meno avvenente infermiera Marion Griou. Non ci sono soltanto tutti gli indiziati che come in ogni giallo che si rispetti vanno dal marito innamorato e tradito, Paul, all'amante libertino, Guglielmo Sangiovese, all'ebreo folle torturato dai nazisti, ecc. (non dico di più per non togliere interesse alla lettura...).
Non c'è soltanto una sottilissima rete di indizi e di rompicapo lentamente ricuciti dal fiuto professionale del Commissario Depierre.
C'è di più.
C'è una scrittura dove l'uso temporale mi pare molto maturo e ben calibrato. Il tempo della storia lo si sa indirettamente seguendo le indagini: quando Helene è stata assassinata è il 21 giugno: quando la vicenda si chiude con lo smascheramento dell'assassino siamo all'inizio di settembre. Queste indicazioni temporali ci dicono che la storia è durata tre mesi ma il tempo del racconto ha forato in un passato molto più remoto. Ai tempi dell'innamoramento di Helene e Guglielmo, nella stagione felice ed incosciente della loro relazione, e prima ancora un tuffo tra le atrocità del passato nazista. Mi è parso molto maturo e pienamente novecentesco questo gioco temporale con il quale Renata Giambene avviluppa il lettore e gli fa scorrere davanti le immagini di una Helene ormai cadavere ornata dai mazzi di mughetti, il suo fiore preferito, e poi, quasi improvvisamente, mette in campo allegria e vivezza, innamoramenti e felicità, la maternità tanto attesa, i primi pentimenti...
Perché Mughetti per la signora è molto di più di un «semplice» romanzo giallo: racconta a sentimenti forti, vicende, ritrae personaggi, caratterizza individualità, cose proprie delle opere di prosa tout court.
Inviterei allora il lettore a soffermarsi sulle descrizioni accurate dei luoghi, dei paesaggi, ma anche dell'abbigliamento, degli oggetti casalinghi. La fantasia e la resistenza alla creazione di uno scrittore si vede proprio nella descrizione di questi particolari che Renata Giambene coglie nel loro essere essenziali e funzionali anche allo sviluppo della vicenda stessa. E' il caso dell'anello con il veleno con cui è stata uccisa la signora, è il caso dell'aiuola di calle da dove è emersa la mano sepolta della bella Marion.
Il commissario Depierre ha una profonda originalità là dove dimostra di non essere il poliziotto integerrimo ma sensibile anche al fascino femminile... Mi è simpatico, è molto più «umano» di tanti altri investigatori infallibili cui siamo abituati soprattutto dalle immagini televisive.
So che il commissario non ha finito le sue indagini con questo Mughetti per la signora. La fantasia e la bravura di Renata Giambene lo ha fatto già rivivere in un'altra avventura, in un altro libro.E' troppo sperare di leggere presto quest'avventura finora inedita del simpatico Depierre?

NERIA DE GIOVANNI



Nota di lettura di Elena Celso Chetoni de Mughetti per la signora di Renata Giambene

Dalle prime pagine si avverte il soffio, l'afflato di una autentica vera poetessa e scrittrice dotata di una compostezza equilibrata e vitale nel pensiero profondo e limpido.
Potrebbe dirsi poliziesco il libro; il contenuto infatti lo manifesta per intricati sospetti, indagini, delitti. Ma, mi si permetta affermarlo: per me è anche romanzo d'amore in cui Renata offre tutta se stessa armonizzandosi col proprio sentimento aperto all'affetto per gli altri. Non dimentichiamo che l'espressione stilistica poggia su basi di eleganza classica, in cui la scrittrice si realizza pienamente.
Ho detto: romanzo anche d'amore. Infatti il movente principale che anima la trama poliziesca è un amore più che grande, profondo, appassionato e senza corrisponsione.
Esporre l'argomento sciupa ogni curiosità che stimola il lettore. Mi soffermo invece sull'aspetto più interessante del libro, in cui alla scorrevolezza incisiva, alla vibrante suspanse poliziesca si aggiunge il calore di un timbro poetico, pure dentro la prosa.
Ci sono tanti momenti espressivi che voglio sottolineare: “Verneuil era quella mattina coronata da un cielo così limpido da far pensare al sogno di una fanciulla”.
Poi: “Le strade erano animate e già si accendevano le luci, capolavoro di questa città che proprio al calare della sera e per tutta la notte, sembra volere alla vita una dimensione nuova, perché niente sfugga di un sorriso, di un profumo, di un amore”.
Ma anche: ”La chiesa, in quel balucicante luccichìo, custodiva ombre e mormorio di preghiere”.
E ancora: “La notte era sciallata di stelle”.
“Personaggi della facciata falsamente pulita”.
“Punte fanciullesche preoccupanti”.
“Miscugli di dolente umanità che pareva attendere il turno per un viaggio nell'aldilà”.
“Tristezza patita a lungo”.“Il volto di Hélèn era chiaro di un sorriso che ormai l'accaduto rendeva pietrificato nel tempo”.
Tante ancora le espressioni che risaltano nel contesto, come: “L'amore del ciliegio porta i frutti a maturazione…”. Lo dice Lei-Lang e Renata è d'accordo perché lei sente l'amore come dono naturale e divino.
Paul Riviere il protagonista conosce l'amore vero quando afferma: “Hélèn era una donna speciale in tutto”. E pensare che lei lo tradiva e lui accettava il figlio di un altro. Questo è amore assoluto quando si va oltre, quando il contingente non ci sfiora.
Il personaggio di Paul è sublime, perché inconcepibile: uccide per amore. E' lui che regala mughetti per Hélèn sia da viva che da morta, non la dimenticherà mai.
Renata ha creato personaggi vivi, veri, il commissario, Marion e Guglielmo. Altri minori sono incisi come in sculture. Il timbro stilistico è veloce, lampante, avvincente.
Si avverte inoltre una precisa cognizione delle località nominate sia topograficamente che in più minute indicazioni. Il che rivela l'attenzione dell'autrice ai luoghi considerati ed una predilezione a sistemare realisticamente le proprie creatura.
ELENA CELSO CHETONI

Pisa, 25 Settembre 1991



 
Copyright 2015. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu